Tutti noi sappiamo di un arcaico personaggio che viene chiamato Ippocrate o Hippocrates. Il quale però potrebbe non esistere.
(H)ippocrate(s) è solitamente evocato, nei testi scientifici moderni, con una certa pretesa di realismo.
Si dice che Ippocrate sia vissuto sull’isola greca di Kos nell’antica Grecia, tra il 460 e il 370 prima dell’era moderna; più o meno (l’anagrafe del tempo non è molto precisa).
Le teorie terapeutiche in generale, e quelle della medicina in particolare, narrano che Ippocrate è quello che ha fondato la nostra cura dalle malattie.
Si parla da millenni dei manoscritti di un Corpus Hippocraticus (o forse Hippocraticum, con la M; dipende dalla declinazione latina di riferimento) razionalista, certamente scritto o trascritto da molti autori diversi in molti secoli diversi, che rappresenta il testo scientifico classico per la gran parte dei medici almeno fino al MilleSettecento.
E’ curiosa la circostanza per cui le storie-teorie su Ippocrate evitano di rilevare la natura del suo nome.
Ippos (greco: Ιπποσ; latino: Hippos) è: Cavallo. Cratos (Κρατοσ) è: forza viva, potenza, potestà (da cui: aristocrazia, democrazia ecc) come anche vertice, testa, capo.
Il verbo Crateo (Κρατεω) indica la capacità di: essere forte, essere potente, dominare, sottomettere, impadronirsi, domare.
C’è anche il verbo Ippocrateo (Ιπποκρατεω) che significa: Prevalere nella Cavalleria. Ippocratia (Ιπποκρατια) è: Vittoria Equestre di cavalleria. Per inciso, le feste per il dio greco Posidone o Poseidone (il dio-cavallo, secondo solo ad Atena) si chiamano: Ippocrata (Ιπποκρατα).
Nella generalità del mondo tradizionale, lo sciamano, con il suo viaggio mistico-terapeutico, si propone come cavalcato-dal e cavalcante-il proprio animale di riferimento. Il tamburo dello sciamano è definito come il suo cavallo. Il posseduto nell’esorcismo è abitualmente descritto come cavalcato dal demone, che deve essere disarcionato.
A Hippocrates si attribuisce spesso la splendida espressione: Ars longa, vita brevis. La quale peraltro, dato che è in latino, richiede una dote notevole di fantasia scientifica per poter essere attribuita a lui.
Non credo proprio che Ippocrate sia mai esistito nella forma di uno specifico individuo. O quanto meno: non più di quanto è esistito Ercole, Omero, Aristotele, Shakespeare o Elena di Troia.
Però la Scienza vuole oggettivamente essere scritta in forma di Libro. Quindi piace pensare che Ippocrate sia una realtà materiale, anche considerando tutte le sue pubblicazioni.
Del resto: sul piano simbolico, rappresenta un mito fascinoso. Tutti i medici moderni si sentono idealmente allievi di Ippocrate. Il rito di accesso alla professione prevede che si giuri in nome suo.
Al mito di Hippocrates si collega lo sviluppo della tipologia psicologica-personologica che propone una concezione unitaria del rapporto tra mente e corpo, fondata sulla dottrina umorale degli spiriti animali, secondo la multipolarità quadripartita di: sangue, flegma, bile gialla, bile nera.
Ippocrate, lo sanno tutti, è oggettivamente una persona. Nessuno si stupirebbe se trovasse qualche sua fotografia pubblicata in riviste scientifiche referate. Quindi: non si tratta di una figura soprannaturale.
Anche perché, come ognuno sa, la medicina ha ripudiato da tempo figure di riferimento come quelle dello sciamano, del santo, del sacerdote, del guaritore ecc.
Il mito di Ippocrate ricorda da vicino anche l’ulteriore figura storica di Asclepio o Esculapio (greco: Ἀσκληπιός; latino: Aesculapius) che, come la scienza ben sa, è nato da una donna umana, ma è figlio del dio Apollo (quello con l’aureola attorno al capo).
Esculapio, di cui però non conosciamo con precisione (se non per via indiziaria) la data di nascita e di morte, è il dio della pratica medica, delle guarigioni e dei serpenti.
Esculapio ha imparato la medicina grazie agli insegnamenti del suo padrino, il centauro (mezzo uomo e mezzo cavallo) Chirone, le cui date biografiche esatte ci sono pure ignote (benché ne esistano, anche qui, delle ipotesi autorevoli).
Nella cultura greca classica: Chirone è il Maestro per definizione.
Per inciso: l’allievo più citato di Ippocrate, ancorché (forse) almeno tre secoli dopo, è però Galeno (129-199) oriundo di Pergamo nell’attuale Turchia, ma naturalizzato romano.
Cavalcare la forza della natura
Insomma: non sarà che Ippocrate è semplicemente un altro modo per indicare lo sciamano-centauro? Anche considerando che Chirone, centauro per eccellenza, è appunto noto per la sua capacità di curare gli esseri umani?
D’altronde: lo stesso Ippocrate ha sempre proclamato a chiare lettere che l’arte del medico consiste proprio nell’assecondare la nostra natura, accompagnando la sua energia nella spontanea propensione verso la salute. Poiché il potenziale della guarigione è parte dello stesso processo a cui si lega la malattia.
Non sarà che il termine Ippocrate, invece che un individuo preciso, evoca più in generale la maschera del santone-uomo-medicina, nel senso di colui che è tutt’uno con il cavallo, da cui si fa comandare con il fine di comandarlo? O, se vogliamo, per domarlo, diventando tutt’uno con lui? Come ogni sciamano?
Essendo la medicina stessa scienza ippocratica per eccellenza. Possibile?
Ho sviluppato da tempo questa prospettiva sulla natura di Ippocate in: Perussia, F. (2002). Theatrum Psychotechnicum: L’espressione poetica della persona. Torino: Bollati Boringhieri.

Felice Perussia, quarant’anni abbondanti di lavoro psicologico con i gruppi, specie come mastro (e apprendista) di psicodramma & ipnosi, ma anche oltre trent’anni come professore ordinario di Psicologia Generale (Personalità, Storia) all’Università – Faccio base, con un gruppo di brillanti colleghe, principalmente a Milano 3474753143