
La maggioranza degli scienziati, dei professionisti e degli studenti che operano nell’ambito della psicologia è rappresentata da donne, nella generalità del mondo occidentale, ma un po’ in tutti i continenti.
Al contrario: quasi tutti gli psicologi più citati nei libri di psicologia, nelle riviste scientifiche, nella pratica professionale, sono uomini.
Il fatto è ben noto agli osservatori competenti sin da quando esiste un movimento psicologico scientifico e professionale.
Vale però sempre la pena di ricordare questo dato conclamato, come peraltro vado ripetendo (con scarso successo) almeno dal rapporto che ho prodotto sugli psicologi nel 1994.
Specie quando, come accade oggi (8 marzo, festa della donna) si leva da ogni parte, anche in campo psicologico, un tripudio (non di rado: esclusivamente retorico) di dichiarazioni formali sull’importanza delle donne nelle diverse attività umane, cui però spesso non fanno seguito atti quotidiani concreti per affermarle davvero.
Ci sono infatti molti indizi relativi al fatto che la prevalenza femminile in psicologia è poco nota al pubblico (anche degli psicologi) ma soprattutto non è riconosciuta in misura adeguata dalle istituzioni, psicologiche e non.
I dati che evidenziano la rilevanza determinante delle donne nell’ambito di tutta la psicologia (ricerca, professione, formazione ecc) sono innumerevoli. Ne ricordo qualcuno a puro titolo d’esempio, limitandomi (per l’occasione) al caso italiano:
- Da quando in Italia esistono i corsi di laurea in psicologia, cioè più o meno dagli anni ’70 del Novecento, la proporzione fra uomini e donne per quanto riguarda i nuovi iscritti al primo anno di corso (anno dopo anno) è sempre stata ripartita più o meno così: 3 donne, 1 uomo.
- In Italia, con una tendenza che anno dopo anno è in crescita da decenni, tra i professionisti che entrano nella professione psicologica almeno il 70-80% sono donne, secondo i dati ufficiali dell’Ente Previdenziale per gli psicologi ENPAP.
- E’ una donna la psicologa italiana più nota al mondo, cioè Maria Montessori. Forse proprio per questo viene così poco citata dagli psicologi in Italia, benché sia una psicologa di costante riferimento nella psicologia internazionale, specie di cultura anglo-americana (ma non solo) con particolare riferimento al movimento per la psicologia del Potenziale Umano di cui Maria Montessori è la principale fondatrice.
Merita purtroppo notare anche che l’assoluta prevalenza numerica delle donne nel movimento psicologico non vede un’altrettanto prevalente attribuzione di merito alle donne nelle posizioni di rilievo della disciplina.
Anche qui, riporto solo qualche esempio particolarmente significativo fra i mille possibili:
- L’American Psychological Association offre sul suo sito (da circa 15 anni ad oggi, anno 2016) sulla base di vari indicatori ripresi dalla letteratura (specie: Haggbloom et Al, 2002) una classifica ufficiale dei 100 psicologi più eminenti del 20° secolo. Le donne presenti nella lista sono solo il 6% in tutto. La prima psicologa donna ad esservi citata viene collocata al 58° posto in tale graduatoria della rilevanza.
- Nella più recente e sistematica rilevazione, basata su vari indici e dati attendibili, relativa agli psicologi eminenti dell’ultimo secolo, che identifica i 414 psicologi più citati e qualificati nella psicologia scientifica internazionale, le psicologhe donne sono in tutto 70, che è già qualcosa me le valuta comunque solo al 17% della rilevanza nel movimento (Diener, Oishi e Park, 2014).
- In un’altra rilevazione molto ampia e sistematica, che trae conclusioni per tutto il Novecento, si rileva che: tra i 25 psicologi più citati nelle riviste di psicologia, non c’è nessuna donna, cioè lo 0.0%; tra i 25 psicologi più citati nei manuali di psicologia una donna c’è, per cui la rilevanza delle psicologhe sale fino al 2.5%; anche tra i 25 psicologi indicati come particolarmente eminenti da un campione rappresentativo di 1.725 psicologi della American Psychological Society (APS) viene evocata pure una donna, per un totale anche qui del 2.5%.
- In Italia la situazione è simile se non più penosa. In particolare: la distribuzione tra uomini e donne non è assolutamene rispettata negli organi che caratterizzano gli Ordini professionali. Merita notare infatti che, purtroppo: non c’è mai stata una donna Presidente dell’Ordine Nazionale, mentre i Presidenti e i consiglieri degli Ordini Regionali sono quasi sempre, in schiacciante maggioranza, uomini.
Conclusione, sperando che il futuro ci smentisca in tempi non troppo lunghi: nell’ambito del movimento psicologico c’è ancora molto (ma proprio: molto) da fare per ridurre questa incredibile distanza tra la rilevanza reale della psicologia realizzata dalle donne e il riconoscimento delle moltissime ed eccellenti colleghe da parte di tutta la psicologia più o meno ufficiale.
References
Diener, E., Oishi, S., Park, J-Y. (2014). An incomplete list of eminent psychologists of the modern era. Archives of Scientific Psychology, 2(1), 20-31.
Haggbloom, S.J., Warnick, R., Warnick, J.E., Jones, V.K., Yarbrough, G.L., Russell, T.M., Borecky, C.M., McGahhey, R., Powell, J.L.,III, Beavers, J., Monte, E. (2002). The 100 most eminent psychologists of the 20th century. Review of General Psychology, 6(2), 139-152.
Perussia, F. (1994). Psicologo: Storia e attualità di una professione scientifica. Torino: Bollati Boringhieri.
Perussia, F. (1999). Cent’anni dopo: A che cosa serve la psicologia? Milano: Guerini.
Perussia F., Viano R. (2006). Psicologi: Tra professione, scienza e pratica quotidiana. In: Moderato P., Rovetto F., a cura. Psicologo: Verso la professione; Terza Edizione. Milano: McGraw Hill, 3-32.

Felice PERUSSIA: da una buona quarantina d’anni sono psicologo clinico professionista, poi anche professore ordinario di Psicologia Generale in Università. Ho maturato una lunga e approfondita esperienza nella consulenza psicologica personale, individuale e in gruppo, collaborando con centinaia (o forse: migliaia) di persone, nell’arco di molti anni. Faccio base, con un gruppo di brillanti colleghe, principalmente a Milano.