Isteria NON viene da Utero

 

 

Ci vuole ingenuità per credere davvero che Isteria venga da Utero.

O meglio: ci vuole la propensione a coltivare un pregiudizio discriminatorio e svalutativo nei riguardi delle donne.

Comunque, che uno ci sia o che uno ci faccia: Isteria NON viene da Utero.

Tale fantasioso collegamento è solo un’invenzione di alcuni settori, particolarmente sprovveduti oppure maliziosi, della psichiatria di fine Ottocento.

 

Interiora

 

Ricordo che in greco antico non esiste nessuna parola la quale cominci con uter (ϋτερ). C’è invece la parola usteros (ϋστεροσ) che però significa: posteriore, dietro, dopo. Il femminile ustera (ϋστερα) può essere utilizzato occasionalmente per indicare l’utero femminile; ma naturalmente non l’usteros maschile.

Il termine che indica quello che noi Italiani moderni intendiamo per utero femminile è metra (μήτρα): utero, matrice, seno materno; per estensione: sorgente, origine. Metra (μήτρα) è l’utero tanto quanto meter (μήτηρ) è la madre. Da cui anche il latino mater.

La radice mater-metra indica l’Utero anche in tante lingue moderne: tedesco Gebärmutter; russo Matka (матка); olandese Baarmoeder; croato Materica; albanese Mitër ecc.

Il latino: uter è otre. C’è anche uterum, che indica: ventre materno, grembo, utero, gravidanza, parto, pancia, addome. Uterinus è: della medesima madre.

Usteros greco è semplicemente il maschile di ustera. Indica il ventre, la pancia, le interiora, l’intestino, la parte interna del corpo che è localizzata entro il bacino.

Il concetto anatomico-funzionale di pancia, per un greco-latino, è più indifferenziato di quanto lo sia per i medici e gli anatomisti moderni. Il ventre, nel senso della cavità addomino-pelvica, è relativamente un tutt’uno. Si tratta della classica concezione cloacale arcaica, dove non si distingue chiaramente fra il posteriore e l’anteriore delle parti basse. Ne deriva che il ventre, così come la pancia, è di tutti gli umani; senza che lo si possa definire propriamente né maschile né femminile.

Capita peraltro che la rappresentazione del ventre come indifferenziato sia un concetto proprio anche alla scienza contemporanea. Dove Cloaca (per dirlo in due parole, più o meno) è la porzione terminale dilatata dell’intestino posteriore nell’embrione umano (ma anche in altri animali) che con il procedere della vita intrauterina evolve dando luogo anteriormente al canale uro-genitale e posteriormente al canale ano-rettale. È proprio da tale cloaca-ventre-pancia originale, contemporaneamente femminile e maschile, che discendono (in ciascuno di noi a modo proprio) per successive differenziazioni alcune formazioni mature quali: uretra, vescica, prostata, intestino retto, vagina, pene ecc.

In primo luogo: Isteria è dunque qualche cosa che si collega al nostro ventre-pancia, la quale può essere indifferentemente sia maschile sia femminile.

Ma non soltanto questo.

 

Drammatizzazione

 

Ricordo che in latino l’attore è chiamato solo raramente actor (termine che significa piuttosto: operatore, esecutore).

La parola che si usa per indicare chi recita è invece: hister con plurale histeres; oppure anche histrio con plurale  histriones.

Come ci spiega Livio, l’attore è hister perché gli Etruschi sono arrivati in area latina dall’Istria, o più genericamente dal corso inferiore del Danubio; aree geografiche, di cui una è il sotto-insieme dell’altra, che in latino si chiamano appunto entrambe Hister.  Sempre in latino, histricus indica indifferentemente ciò che è proprio: degli istrioni, degli attori o degli abitanti dell’Istria.

L’hister-histrio è il mimo-danzatore-improvvisatore etrusco. Gli histeres recitano basandosi molto più sul movimento che sulla parola, specie per il fatto che i Latini, che assistono allo spettacolo, conoscono poco la lingua etrusca.

Tali mimi compaiono originariamente nella città etrusca di Fescennia.

L’arte recitativa, così come la gran parte della cultura che noi chiamiamo latina (comprese le toghe, l’arco, il culto dei penati, la divinazione, i gladiatori, la scultura, la pittura ecc) deriva dagli Etruschi, a loro volta contaminati dalla cultura greca-ellenistica.

Solo nell’arco di alcuni secoli il termine hister-histrio comincia a prendere una connotazione degradata, venendo a indicare il fanfarone e il ciarlatano, che finge o che millanta una parte. Nella tarda latinità si chiamano talvolta histriones gli sfruttatori delle prostitute, le quali eventualmente si propongono come pantomime o come danzatrici esotiche.

In italiano, più o meno dal Rinascimento, viene definito come istrione anche l’esibizionista generico o la persona che simula platealmente.

Con il Sette-Ottocento, il termine hister viene meno nella cultura popolare.

E’ a questo punto che si inventa, specie per iniziativa di alcuni psichiatri-psicologi di area prussiana, l’improbabile etimologia secondo cui histeria deriverebbe da utero.

Tale scelta strategica discende per lo più da una cultura dilettantesca ma anche da pregiudizi ideologici negativi nei confronti delle donne, le quali cominciano a manifestare una presenza e una pretesa intellettuale e politica che prima era sconosciuta e che per alcuni risulta inquietante.

Il falso storico trova però un certo seguito in una parte del movimento scientifico e professionale, che all’epoca è solo maschile.

La derivazione di Isteria da hyster è peraltro trasparente nella generalità delle lingue contemporanee occidentali, dove il termine comincia quasi sempre per hy- o più raramente per hi- così come accade ad esempio per: hysteria (inglese, finlandese, islandese ecc), hysterie (tedesco), hystérie (francese), hysteri (svedese), histerija (croato), histeri (turco, albanese),  histeria (spagnolo, portoghese, polacco)  ecc.

Isteria è dunque una rappresentazione drammatizzata, che manifesta qualche cosa pantomimicamente e che può essere indifferentemente sia maschile sia femminile.

 

Patologia teatrale di pancia

 

In sostanza: Isteria è un concetto che è stato spesso impiegato molto impropriamente sia in psichiatria sia in psicologia , così come nel linguaggio comune della cultura popolare.

L’uso del termine Isteria ha suscitando molti fraintendimenti, che derivano dal fatto di usarlo in modo inadeguato.

Per venirne meglio a capo, dimentichiamoci quindi dell’idea sempliciotta per cui si tratterebbe di una “malattia uterina” come hanno cercato di far credere i pregiudizi e le superstizioni sessuali propri di una parte (limitata) della politica anti-femminile nel tardo Ottocento.

Ricordiamo invece che Isteria è ciò che caratterizza gli attori e la recitazione.

Isteria è l’espressione dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni (patologia) in forma immediata o istintiva, di pancia.

Isteria è drammatizzazione (esteriore-esplicita) di un sotto-testo emotivo (interiore-implicito).

Oppure potremmo dire, più sinteticamente, che: Isteria è patologia teatrale.

Ci vuole ingenuità per credere davvero che Isteria venga da Utero.

O meglio: ci vuole la propensione a coltivare un pregiudizio discriminatorio e svalutativo nei riguardi delle donne.

Comunque, che uno ci sia o che uno ci faccia: Isteria NON viene da Utero.

Tale fantasioso collegamento è solo un’invenzione di alcuni settori, particolarmente sprovveduti oppure maliziosi, della psichiatria di fine Ottocento.

 

Interiora

 

Ricordo che in greco antico non esiste nessuna parola la quale cominci con uter (ϋτερ). C’è invece la parola usteros (ϋστεροσ) che però significa: posteriore, dietro, dopo. Il femminile ustera (ϋστερα) può essere utilizzato occasionalmente per indicare l’utero femminile; ma naturalmente non l’usteros maschile.

Il termine che indica quello che noi Italiani moderni intendiamo per utero femminile è metra (μήτρα): utero, matrice, seno materno; per estensione: sorgente, origine. Metra (μήτρα) è l’utero tanto quanto meter (μήτηρ) è la madre. Da cui anche il latino mater.

La radice mater-metra indica l’Utero anche in tante lingue moderne: tedesco Gebärmutter; russo Matka (матка); olandese Baarmoeder; croato Materica; albanese Mitër ecc.

Il latino: uter è otre. C’è anche uterum, che indica: ventre materno, grembo, utero, gravidanza, parto, pancia, addome. Uterinus è: della medesima madre.

Usteros greco è semplicemente il maschile di ustera. Indica il ventre, la pancia, le interiora, l’intestino, la parte interna del corpo che è localizzata entro il bacino.

Il concetto anatomico-funzionale di pancia, per un greco-latino, è più indifferenziato di quanto lo sia per i medici e gli anatomisti moderni. Il ventre, nel senso della cavità addomino-pelvica, è relativamente un tutt’uno. Si tratta della classica concezione cloacale arcaica, dove non si distingue chiaramente fra il posteriore e l’anteriore delle parti basse. Ne deriva che il ventre, così come la pancia, è di tutti gli umani; senza che lo si possa definire propriamente né maschile né femminile.

Capita peraltro che la rappresentazione del ventre come indifferenziato sia un concetto proprio anche alla scienza contemporanea. Dove Cloaca (per dirlo in due parole, più o meno) è la porzione terminale dilatata dell’intestino posteriore nell’embrione umano (ma anche in altri animali) che con il procedere della vita intrauterina evolve dando luogo anteriormente al canale uro-genitale e posteriormente al canale ano-rettale. È proprio da tale cloaca-ventre-pancia originale, contemporaneamente femminile e maschile, che discendono (in ciascuno di noi a modo proprio) per successive differenziazioni alcune formazioni mature quali: uretra, vescica, prostata, intestino retto, vagina, pene ecc.

In primo luogo: Isteria è dunque qualche cosa che si collega al nostro ventre-pancia, la quale può essere indifferentemente sia maschile sia femminile.

Ma non soltanto questo.

 

Drammatizzazione

 

Ricordo che in latino l’attore è chiamato solo raramente actor (termine che significa piuttosto: operatore, esecutore).

La parola che si usa per indicare chi recita è invece: hister con plurale histeres; oppure anche histrio con plurale  histriones.

Come ci spiega Livio, l’attore è hister perché gli Etruschi sono arrivati in area latina dall’Istria, o più genericamente dal corso inferiore del Danubio; aree geografiche, di cui una è il sotto-insieme dell’altra, che in latino si chiamano appunto entrambe Hister.  Sempre in latino, histricus indica indifferentemente ciò che è proprio: degli istrioni, degli attori o degli abitanti dell’Istria.

L’hister-histrio è il mimo-danzatore-improvvisatore etrusco. Gli histeres recitano basandosi molto più sul movimento che sulla parola, specie per il fatto che i Latini, che assistono allo spettacolo, conoscono poco la lingua etrusca.

Tali mimi compaiono originariamente nella città etrusca di Fescennia.

L’arte recitativa, così come la gran parte della cultura che noi chiamiamo latina (comprese le toghe, l’arco, il culto dei penati, la divinazione, i gladiatori, la scultura, la pittura ecc) deriva dagli Etruschi, a loro volta contaminati dalla cultura greca-ellenistica.

Solo nell’arco di alcuni secoli il termine hister-histrio comincia a prendere una connotazione degradata, venendo a indicare il fanfarone e il ciarlatano, che finge o che millanta una parte. Nella tarda latinità si chiamano talvolta histriones gli sfruttatori delle prostitute, le quali eventualmente si propongono come pantomime o come danzatrici esotiche.

In italiano, più o meno dal Rinascimento, viene definito come istrione anche l’esibizionista generico o la persona che simula platealmente.

Con il Sette-Ottocento, il termine hister viene meno nella cultura popolare.

E’ a questo punto che si inventa, specie per iniziativa di alcuni psichiatri-psicologi di area prussiana, l’improbabile etimologia secondo cui histeria deriverebbe da utero.

Tale scelta strategica discende per lo più da una cultura dilettantesca ma anche da pregiudizi ideologici negativi nei confronti delle donne, le quali cominciano a manifestare una presenza e una pretesa intellettuale e politica che prima era sconosciuta e che per alcuni risulta inquietante.

Il falso storico trova però un certo seguito in una parte del movimento scientifico e professionale, che all’epoca è solo maschile.

La derivazione di Isteria da hyster è peraltro trasparente nella generalità delle lingue contemporanee occidentali, dove il termine comincia quasi sempre per hy- o più raramente per hi- così come accade ad esempio per: hysteria (inglese, finlandese, islandese ecc), hysterie (tedesco), hystérie (francese), hysteri (svedese), histerija (croato), histeri (turco, albanese),  histeria (spagnolo, portoghese, polacco)  ecc.

Isteria è dunque una rappresentazione drammatizzata, che manifesta qualche cosa pantomimicamente e che può essere indifferentemente sia maschile sia femminile.

 

Patologia teatrale di pancia

 

In sostanza: Isteria è un concetto che è stato spesso impiegato molto impropriamente sia in psichiatria sia in psicologia , così come nel linguaggio comune della cultura popolare.

L’uso del termine Isteria ha suscitando molti fraintendimenti, che derivano dal fatto di usarlo in modo inadeguato.

Per venirne meglio a capo, dimentichiamoci quindi dell’idea sempliciotta per cui si tratterebbe di una “malattia uterina” come hanno cercato di far credere i pregiudizi e le superstizioni sessuali propri di una parte (limitata) della politica anti-femminile nel tardo Ottocento.

Ricordiamo invece che Isteria è ciò che caratterizza gli attori e la recitazione.

Isteria è l’espressione dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni (patologia) in forma immediata o istintiva, di pancia.

Isteria è drammatizzazione (esteriore-esplicita) di un sotto-testo emotivo (interiore-implicito).

Oppure potremmo dire, più sinteticamente, che: Isteria è patologia teatrale.