Non pochi psicologi tendono (per superficialità o anche per interesse) a ridurre la Psicologia a una concatenazione di Teorie Psicologiche.
Se si intende operare consapevolmente come Psicologi (o come Scienziati) occorre dunque avere le idee ben chiare su che cosa una Teoria è.
Teoria è dal greco Theorìa (θεϖρια). Theoria è la delegazione ufficiale dei rappresentanti di una città. Teoria è la (loro) sfilata che procede lentamente in una cerimonia.
Il verbo Theoréo (θεορεϖ) è: guardo, sono spettatore, assisto, osservo. Teorizzare (θεορεϖ) è composto da Thèa (θεα): osservazione, vista, il guardare, lo spettacolo, la rappresentazione teatrale; e da Horào (οραϖ): guardo, fisso gli occhi, vedo.
Teoria e Teatro hanno la stessa radice. Per la tradizione classica sono in larga parte intercambiabili.
Teoria è: osservazione, contemplazione, investigazione, esame, il vedere, lo spettacolo. Theoria è una processione, catena, trafila, stringa o (per dirla all’Angloamericana) un serial o sequel di elementi che stanno in fila e che vedo scorrere.
Indica: sia il corteo-sequenza-serie attraente da ammirare, che trascorre; sia il punto di vista o angolo d’osservazione (prospettiva) per lo spettatore che osserva.
Theorema (θεϖρημα) è prima di tutto: spettacolo; poi anche: investigazione, condotta alla luce del sole, almeno metaforicamente in pubbblico.
Theoros (θεϖροσ) è: spettatore, osservatore; più anticamente, anche: legato, ambasciatore. Theoretes (θεϖρητησ) è: spettatore. Theorica (θεϖρικα) sono i: denari per lo spettacolo.
Teorizzare è osservare, come assistendo a uno spettacolo: seguendo il filo di una storia che mette in sequenza una serie di elementi.
Nella sua natura di spettacolo, la teoria è un prodotto della fantasia; che inquadra in una favola degli spunti offerti dal mondo esterno.
Teorizzare è rappresentare. Ogni teoria è un racconto articolato. Produrre una teoria è mettere in fila delle cose. Ogni spiegazione o costruzione di percorsi logici è un’affabulazione narrativa teatrale in cui si rappresenta una sequenza.
Il racconto, come tutte le storie: parte da un prologo, si sviluppa in una peripezia e si conclude in un epilogo. La storia, sviluppata dal suo autore, è ciò che collega narrativamente il tutto.
Le teorie non sono mai i fatti (anche quando usano dei fatti a pretesto) ma sono sempre interpretazioni su di un palcoscenico, magari rappresentato da un libro o da una rivista.
Spesso la teoria viene contrapposta alla pratica, poiché è sempre del tutto astratta; benché talvolta se ne possano derivare anche riflessi operativi.
Le stesse cose, messe in fila diversamente, si combinano in teorie diverse. Persino la teoria eliocentrica o la teoria della relatività o la teoria comportamentista; o tutte le teorie che ti vengono in mente o che ti sei costruita.
Solo in seconda istanza la teoria è un’ipotesi sulla realtà che può venire proclamata, da soggetti particolarmente convinti di avere ragione, come una formulazione sistematica di opinioni in forma di principi generali, attraverso cui attribuire la propria interpretazione al mondo o a certe sue parti.
Lo scienziato è un narratore, un cantastorie, un contastorie, un busker, un teatrante individuale o pantomimo. Raccoglie una serie di elementi, li mette in fila e ci costruisce sopra un suo racconto, che rappresenta salendo su un banco, alla Fiera della Scienza.
La storia-teoria è sempre il prodotto di una nostra elaborazione cognitiva, cioè della fantasia. La teoria scientifica è una favola. Il senso della teoria dipende dal suo lector in fabula.
Attribuire a una teoria scientifica un valore diverso da quello di una rappresentazione teatrale suona grottesco.
Attribuire al ruolo-parte dello scienziato una qualità superiore a quella dell’autore di teatro è uno sforzo che il movimento scientifico porta avanti da tempo, spesso con notevole successo economico-finanziario, ma che risulta sempre ridicolo per un osservatore che possieda un minimo di cultura.
Conclusione
La teoria (scientifica, psicologica o quant’altro) è una rappresentazione teatralizzata del mondo, costruita dallo spettatore.
Nel caso specifico delle Scienze della Mente e del Comportamento: l’insieme della teorizzazione-rappresentazione psicologica coincide con la Storia della Psicologia, in forma di sequel. Un sottoinsieme della quale è rappresentato da quella parte del Movimento Psicologico che si rappresenta come parte anche del Movimento Scientifico.
La Psicologia Scientifica e la Storia della Psicologia coincidono.


Per chi non avesse mai avuto occasione di accedere ad una specola, o nutrisse dei dubbi sulla natura teatrale della scienza, suggerisco di migliorare la propria (debole) cultura studiando qualche bel testo classico, che di solito è accessibile su internet, come ad esempio:
- Ashmole, E. (1652). Theatrum chemicum britannicum. London: Grismond, Brooke.
- Espagnet, J. de (1728). Deutsches Theatrum Chemicum. Norimberga.
- Khunrath, H. (1609). Amphitheatrum aeternae sapientiae. Hanau.
- Manget, J.J. (1717) con Bartolomeo Eustachi, Giovanni Maria Lancisi, Johann Georg Seiller, Giovanni Antonio Barigioni. Theatrum anatomicum. Genevae: Sumptibus Cramer et Perachon.
- Robertus, J. (1662). Theatrum sympatheticum. Nuremberg.
- Roth-Scholz, F. (1732). Deutsches theatrum chemicum. Nuremberg.
- Zetzner, L., Halbrecht, I. (1613-1622-1661). Theatrum chemicum proecipuos selectorum auctorum tractatus de chemie et lapidis philosophici antiquitate jure, proestantia et operationibus continens. Argentorati: Zetzneri.

Felice Perussia, quarant’anni abbondanti di lavoro psicologico con i gruppi, specie come mastro (e apprendista) di psicodramma & ipnosi, ma anche oltre trent’anni come professore ordinario di Psicologia Generale (Personalità, Storia) all’Università – Faccio base, con un gruppo di brillanti colleghe, principalmente a Milano 3474753143