La storia è solo storia contemporanea (anche in psicologia)

 

Alcuni psicologi (tra quelli più sempliciotti) amano indicare Benedetto Croce come un antagonista della psicologia.

Si tratta per lo più di persone in età avanzata, che gli rimproverano in primo luogo il fatto di essere radicalmente italiano, ma soprattutto di non essersi mai laureato (può sembrare strano, ma è così) per cui non avrebbe mai potuto partecipare a un concorso universitario per ricercatore. Il fatto che, a dispetto di ciò, Benedetto Croce sia stato Ministro dell’Istruzione in Italia rappresenta un’aggravante.

Molti di costoro gli si sentono dunque superiori e lo considerano un dilettante; mentre loro forse non si divertono.

Tali critici, per lo più, non hanno mai letto un saggio di Benedetto Croce. Alcuni non hanno mai letto un saggio in generale (ma solo articoli referati su riviste pubblicate negli Stati Uniti).

In particolare: non hanno mai letto la sua Estetica del 1902 (specie per il fatto di non essere stata pubblicata “in questi ultimi dieci anni”) il cui titolo prosegue con: Come scienza dell’espressione e linguistica generale.

Altrimenti saprebbero, come noi ben sappiamo, che Estetica viene dal termine greco Aisthesis (Sensazione) realtà evocata anche da Alexander Baumgarten. Per cui: un saggio sull’Estetica è un saggio sulla Psicologia della Percezione.

Il che è appunto il caso di Croce (benedett’uomo!).

Questo psicologo (Ma che parole! Esclama lo psicologo particolarmente superficiale) ci ha anche fornito di una notazione fondamentale per chiunque si occupi di psicologia, specie se lavora nel settore.

Nota Benedetto Croce, in una sua frase di molto successiva all’Estetica ma che viene (giustamente) citata da non pochi fino alla nausea:

“Il bisogno pratico, che è nel fondo di ogni giudizio storico, conferisce a ogni storia il carattere di ‘storia contemporanea’, perché, per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia sempre riferita al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni” (Croce, La storia come pensiero e come azione. Bari: Laterza, 1938, 5).

 

Secondo Croce: ogni storia è storia contemporanea, per definizione.

Penso sia relativamente vero: oltre che come dato ontologico, anche per molti dei veri e propri libri di storia, benché talvolta questo accada nonostante gli autori di tali saggi.

Direi che si tratta, più o meno, di quella che più recentemente viene definita come una Narrazione; e che personalmente preferisco considerare una Rappresentazione.

Nel senso (un po’ alla Francese o all’Europea) di un Foucault o di un Lyotard o di un Nietzsche & connessi compagni di merende. Ma si tratta di gente che non scrive in inglese, e comunque non sulle riviste scientifiche referate dalla Thompson Corporation.

Tendono altresì a collocarsi in una logica Post-Moderna. Per cui sono sostanzialmente ignorati dalla Nuova Psicologia Scientifica del Novecento.

Nel caso della psicologia, in particolare, l’intento di alcuni storici moderni (da Boring in poi) pare solo quello di arzigogolare riflessioni sulle vecchie teorie e sui vecchi professori universitari, evitando accuratamente ogni riferimento alla psicotecnica professionale concreta nel mondo.

L’intento di alcuni altri psicologi tra noi (me compreso, posto che a qualcuno interessi) è invece quello di sviluppare l’intervento quotidiano, sia del pensatore sia del professionista, di oggi (di questo momento in cui lo scrivo e lo leggi).

Questo è il motivo per cui la cosa più innovativa e più orientata al futuro che mi è venuta da fare è stata quella di pubblicare un Manuale di Storia della Psicologia.

 

L’italiano Benedetto Croce (1866-1952) dottore no, ma professore sì