Psicologia della Scienza e della Medicina: Jenner

 

Il Dottor Jenner realizza, il 14 maggio del 1796, la sua prima vaccinazione su James Phipps (8 anni) figlio di contadini – Olio di Ernest Board (dipinto celebrativo realizzato nel Primo Novecento)

 

A volte la psicologia gioca un ruolo importante in medicina: non tanto (come di solito accade) per la dimensione psicologica che è coinvolta nella genesi, nello sviluppo e nella risoluzione del disagio; quanto per la disponibilità o per la indisponibilità cognitivo-comportamentale di una parte della cultura ufficiale nell’accogliere nuove e positive idee e prove in ambito scientifico e professionale.

Un caso notevole in cui tale fenomeno si manifesta è quello di Jenner. Il medico inglese Edward Jenner (1749-1823) pubblica nel 1801 L’origine della inoculazione del vaccino.

Jenner parte dalla constatazione del fatto che, inoculando a una mucca sana A una piccola quantità di materiale ricavato dalla pustola di un’altra mucca B che è affetta da vaiolo bovino, la prima mucca (A) pare immune dal vaiolo stesso. Il fenomeno si verifica anche con alcuni contadini che restando contaminati mentre interagiscono con vacche vaiolose; tipicamente: mentre le mungono.

All’epoca: la pratica dell’inoculazione vede già qualche diffusione nelle campagne, come anche in altre culture. Ad esempio: lo stesso Re di Francia Luigi XVI viene inoculato con successo nel 1774, dopo che il padre Luigi XV è morto proprio di vaiolo.

Jenner, con la sua ricerca, sviluppa la procedura in una nuova forma più consapevole, riportando con puntuale sistematicità i suoi evidence based controlled trial realizzati presso un campione di contadini della zona.

Jenner propone il lavoro, per la pubblicazione, alla Royal Society. I referee della Royal Society (che è giustamente considerata la più rappresentativa società scientifica del mondo) essendo ligi al loro mandato scientifico, rifiutano con sicurezza di pubblicare la scoperta di Jenner, giudicandola non conforme alla Vera Scienza.

Nell’ambiente medico inglese, la pratica dell’inoculazione suscita reazioni di immediato rifiuto.

Piace poco l’idea di contaminare il corpo umano con degli elementi animali, anche perché una simile metodica presuppone il principio scientifico di una continuità biologica tra l’uomo e la bestia.

Mentre pare sospetta l’evidente connotazione omeopatica (tedesca e francese) di tale metodica.

Inoltre: Jenner non possiede le opportune qualifiche accademiche, bensì è un semplice medico di campagna. Non frequenta circoli aristocratici, ma solo contadini. Non ha protettori o amici nella Royal Society. Quindi: quasi per definizione, è affetto da superficialità scientifica.

Jenner pubblica la sua ricerca, cui si deve in parte rilevante la sopravvivenza di milioni e milioni di persone, al di fuori della Vera Scienza: per conto proprio, come monografia a sue spese. Ottiene però con il tempo un notevole successo.

La logica della vaccinazione, che deriva appunto dal latino vacca, si diffonde con il tempo a livello mondiale, venendo estesa anche a molte altre malattie.

Gli scienziati di tutto il mondo, e inglesi in particolare, dopo un secolo o due, prendono a considerare retrospettivamente il caso di Jenner come un fiore all’occhiello per la scienza inglese.

Sul piano scientifico e professionale, il modello della vaccinazione di Jenner sembra confermare le intuizioni proposte con l’omeopatia di Hahnemann (1796).

Il concetto dell’inoculazione terapeutica sta (metaforicamente) a fondamento anche di quella psicotecnica in base alla quale: si fa sperimentare nuovamente a una persona, in forma controllata e protetta, il trauma da cui ha derivato una patologia psicologica, con il fine di risolverla. Questo intervento, impostato sulla rivisitazione del trauma, è molto diffuso nella psicologia dinamica sin dai primi decenni dell’Ottocento e fino a oggi.

Jenner, E. (1801). On the origin of the vaccine inoculation. London: printed for the Author by Shury. Qui si può consultare direttamente la pubblicazione originale di Jenner del 1801.

 

 

Incisione del britannico James Gillray, che nel 1802 sintetizza la diffusa preoccupazione popolare, di natura piuttosto psicologica ma condivisa anche da alcuni scienziati più o meno infettivologi e simili, secondo cui la nuova vaccinazione può far spuntare sul vaccinato una testa di mucca o comunque renderlo più animalesco.