Erickson: Psicopatologie sperimentali

 

 

Nel 1939 Milton Erickson (1901-1980) offre una nuova sintesi per la massa di dati empirico-sperimentali, fondati sull’ipnosi, che pervadevano la psicotecnica occidentale già da un secolo e mezzo

Erickson presenta delle situazioni, in parte realizzate nel 1933 durante un seminario alla Yale University con Edward Sapir, in cui mostra sperimentalmente (in termini oggettivi precisi e circostanziati) che la nostra psicologia quotidiana è il prodotto di un’interazione diretta, ma per noi inconsapevole, tra mente cosciente (esplicita) e mente sub-cosciente (implicita)

Erickson, M.H. (1939). Experimental demonstrations of the psychopathology of everyday life. Psychoanalytic Quarterly, 8, 338-353

Per ciascuna situazione presentata, Erickson;

induce una persona in trance;

poi le fornisce una suggestione direttiva a prendere un particolare atteggiamento mentale o a produrre una particolare risposta in presenza di certi stimoli;

quindi recupera la persona dalla trance, prescrivendole la non consapevolezza di quella suggestione allo stato di veglia;

infine verifica il risultato in normali condizioni di realtà

Ottiene così una dimostrazione evidente della possibilità di esercitare un controllo sperimentale su quei fenomeni che erano stati variamente definiti come “nevrosi”, “psicopatologie”, “meccanismi di difesa” ecc

In sostanza: Erickson dimostra che tutte queste presunte “malattie”, o meglio queste elaborazioni cognitive disfunzionali e fenomeni psicosomatici, possono essere realizzate in laboratorio, con delle persone mediamente normali, utilizzando soltanto la comunicazione suggestiva

Sotto la guida di Erickson e sotto gli occhi di tutti (in questa pubblicazione così come in tanti altri suoi esperimenti), la persona in ipnosi realizza con modalità prevedibili (come vuole la regola sperimentale), sulla base di suggestioni verbali subconscie di cui non ha coscienza superficiale:

allucinazioni, paralisi degli arti, lapsus, atti mancati, razionalizzazioni, ambivalenze, identificazioni, spostamenti, formazioni reattive, amnesie, afasie, anestesie, ricordi traumatici, modificazioni dell’umore, impersonazioni di ruolo (tipo: personalità multiple), compiti post-ipnotici insensati, manierismi, ossessioni, fobie, radicamenti di complessi, conversazioni determinate da pensieri subconsci, ecc

Erickson produce così una dimostrazione paradigmatica del fatto che i disagi psicologici della nostra realtà quotidiana non sono altro che normali processi di elaborazione soggettiva, ancorché fuorviati

Questi possono dunque essere studiati, oltre che affrontati in una prospettiva di risoluzione, utilizzando l’ipnosi come psicotecnica elettiva

Non hanno dunque ragione di essere considerati come dei sintomi di malattia mentale (bio-medica, nevrologica, psichiatrica ecc) bensì come una categoria particolare della nostra capacità di elaborazione emotiva e cognitiva

I dati di Erickson non sono particolarmente originali nella sostanza, dato che si legano alla secolare tradizione magnetico-sonnambulico-ipnotica,

ma rappresentano una pietra miliare della psicologia dinamica a noi contemporanea, poiché ci permettono di trasferire coscientemente la narrazione del disagio psicologico quotidiano:

dalla vecchia prospettiva aneddotica del caso clinico-medico sotto forma di racconto (alla Freud)

alla moderna dimensione scientifica del dato psicologico, che può essere sperimentato e quindi modificato attraverso verifiche controllate basate sull’evidenza (anche predittiva)

 

 

 

 

 

 

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