C’è un sito dove vengono presentate oltre 60 schede relative ad altrettanti Types of Therapy a carattere psicologico, che hanno raggiunto un certo livello di autonomia identitaria.
Il sito è quello di Good Therapy Australia.
Riporto qui sotto un elenco di schede proposte (cui capita ne vengano aggiunte altre, di quando in quando) all’interno del sito, in ordine alfabetico:
- Acceptance and Commitment Therapy
- Art Therapy
- Be Set Free Fast
- Bio-dynamic Massage
- Christian Counselling
- Cognitive Behavioural Therapy
- Conversational Model
- Creative Arts Therapy
- Dance Therapy
- Developmental
- Dream Work
- EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)
- Emotional Freedom Techniques
- Emotional Release
- Emotionally Focused Therapy
- Equine Assisted Therapy
- Ericksonian
- Existential
- Experiential
- Freudian
- Gestalt
- Hakomi
- HeartMath
- Hypnotherapy
- Imago Relationship
- Inner Child
- Integral
- Interpersonal
- ISTDP (Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy)
- Journal Therapy
- Jungian
- Marriage and Family
- MBTI (Myers-Briggs Type Indicator)
- Meditation
- Mindfulness
- Music Therapy
- Narrative Therapy
- Neuro Linguistic Programming
- Object Relations
- Person Centred
- Play Therapy
- Process Oriented
- Provocative Humour
- Psychoanalytic
- Psychodrama
- Psychodynamic
- Psychosexual
- Psychosynthesis
- Radix
- Reality Therapy
- REBT (Rational Emotive Behaviour Therapy)
- Sand Tray
- Schema Therapy
- Self Psychology
- Solution Oriented
- Somatic Psychotherapy
- Soul Centred Psychotherapy
- Structured Relapse Prevention
- Systems Theory
- Transactional Analysis
- Transpersonal
Ne possiamo ricavare alcune considerazioni, specie con riferimento al movimento psicologico italiano, anche sulla base della mia lunga esperienza di Professore, di Preside o di Presidente di Esami di Stato o di conferenziere in psicologia sull’insieme dell’elenco:
- Il medio studente di psicologia non ha mai sentito citare nell’arco dei suoi studi, anche una sola volta, la gran parte di queste etichette psicologiche.
- Ben pochi, pure tra i professionisti della disciplina o tra i professori della materia, saprebbero spiegare anche solo superficialmente la gran parte delle parole o delle sigle presenti nell’elenco.
- Dal punto di vista della cultura italiana diffusa o della pop psychology: la generalità dei miei concittadini, anche intellettualmente preparati e attenti, non saprebbe dire quasi nulla di quasi nessuna tra queste etichette.
- Confermo però che le etichette indicate sono verosimili, nel senso che le ho incontrate tutte nell’ambito della letteratura (e in parte della pratica) che circola nel movimento psicologico internazionale. Alcune sono marginali, altre raccolgono un seguito maggiore, ma tutte esistono realmente. Ne potrei citare altre (almeno qualche decina di etichette in più) che sono almeno altrettanto presenti nel movimento psicologico internazionale e che il sito non ha ancora censito.
- Ritengo del tutto inverosimile che ciascuna di queste etichette possa corrispondere ad una teoria o ad una terapia originale, o anche semplicemente ad una psicotecnica specifica, che sia veramente speciale e autonoma rispetto alle altre. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di nomi diversi per pratiche molto simili tra loro, specie a motivo della loro indeterminatezza, che tende a evocare sempre (come proprio punto di riferimento fondativo) la medesima gamma piuttosto indifferenziata di atteggiamenti, di pratiche e di costrutti concettuali.
- La stragrande maggioranza (per essere ottimisti) di queste etichette non fa riferimento a nessuna ricerca che ne dimostri delle qualità scientifiche e men che meno l’efficacia clinica, almeno sulla base di evidence based controlled trial che siano anche minimamente accettabili per la collettività scientifico-clinica internazionale. Il che non toglie loro di fascino, ma le colloca in un campo diverso da quello del mainstream scientifico-accademico occidentale contemporaneo.
- La letteratura di riferimento che aiuta a descrivere con dettaglio la singola etichetta è spesso modesta (sempre per essere ottimisti) sia quantitativamente sia qualitativamente e consiste in non pochi casi solo di qualche articolo discorsivo o di generici testi autocelebrativi.
- Tuttavia, per molti di questi nomi, ho incontrato (in Italia o più spesso altrove) singole persone che sembrano trovare elementi utili per definire la propria identità anche dentro a queste vaghe etichette e che sono convinte si tratti di modelli specifici, speciali, superiori e ben diversi dagli altri.
Conclusione, per come la vedo io: la consulenza psicologica usa molti nomi per indicare teorie e interventi tanto vaghi sul piano tecnico-concettuale quanto simili tra loro.
Una delle impressioni più forti che ne ricavo, in prima battuta, è che si tratti di etichette il cui scopo è spesso di semplice marketing: quello di fornire un punto di riferimento per definire almeno simbolicamente un vantaggio differenziale rispetto alla concorrenza professionale, più che per identificare una lucida, ben argomentata e verificata distinzione fra modelli teorici e clinici differenti.
Forse, per capire davvero la psicologia professionale, ma anche per migliorare l’efficacia e il successo della professione, sarebbe meglio tornare allo studio, alla ricerca e all’approfondimento formativo, più che lasciarsi andare troppo alla pur stimolante e produttiva battaglia dei network e dei branding.

Felice Perussia, quarant’anni abbondanti di lavoro psicologico con i gruppi, specie come mastro (e apprendista) di psicodramma & ipnosi, ma anche oltre trent’anni come professore ordinario di Psicologia Generale (Personalità, Storia) all’Università – Faccio base, con un gruppo di brillanti colleghe, principalmente a Milano 3474753143