E’ un caso da manuale di quella che James (1890) ha definito: Psychologust’s fallacy.
Si tratta del processo mentale assiomatico (nel senso di: spontaneo e indimostrato) per cui noi scambiamo le nostre proiezioni, che attribuiamo agli eventi e alle persone che incontriamo, con la loro effettiva realtà e con le loro reali intenzioni.
In effetti è perfettamente possibile non-comunicare, anche quando siamo convinti che il mondo ci stia parlando, magari raccontandoci proprio quello che ci aspettavamo o che avremmo voluto.
Felice Perussia, da oltre 30 anni, è psicologo clinico e professore ordinario di Psicologia Generale in Università. Ha sviluppato una profonda competenza nella consulenza psicologica personale, collaborando con centinaia (o forse meglio: migliaia) di persone.